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Gian Paolo Cavagna

Gian Paolo Cavagna


Gian Paolo Cavagna (Bergamo, 1550 – Bergamo, 20 maggio 1627) fu un pittore rinascimentale formatosi alla scuola di Cristoforo Baschenis il Vecchio.

Nacque a Bergamo attorno a 1550, da Giampietro di professione tintore e originario di Averara in val Brembana, della famiglia conosciuta con il nome “Peziis” cambiato poi con il soprannome “Cavagna” nel tardo Quattrocento. La data di nascita sarebbe fatta risalire ad un documento datato 23 aprile 1575: Profitens eratem viginti quinque”.

Iniziò i suoi studi nella bottega di Cristoforo Baschenis il Vecchio, sempre di Averara, il suo legame con il luogo d'origine risulta evidente anche nella sua collaborazione nel 1578 con Giovan Battista Guarinoni d'Averara. Nel 1572 fu definito “pictor”. Andrea Pasta nel 1775 scriverà di aver visto il contratto di apprendistato stipulato tra il Baschenis e il padre del Cavagna. Un nuovo contratto del 1572 pone a scuola di Giovan Paolo il figlio di Antonio Baschenis, fratello di Cristoforo, per il figlio che avendo il medesimo nome dello zio è conosciuto come Cristoforo Baschenis il Giovane. Dal documento si desume che il ragazzo aveva solo dodici anni e che rimase a bottega per cinque anni, diventando poi artista collaboratore.

Importante fu per l'artista l'incontro con Giovan Battista Guarinoni d'Averara che fu uno dei più importanti rappresentanti la cultura tardo manieristica. Con il Guarinoni, il Cavagna collaborò per la decorazione del palazzo Morando su commissione di Gian Giacomo e Alessandro Morando di Bergamo. Riconducibile a lui è il fregio del salottino di Furio Camillo. Il Cavagna proseguì con la decorazione di palazzo Furietti a Presezzo, e palazzo Franchetti della Crotta, poi vila Gozzini di Gorlago. Morì il 20 maggio 1627 a Bergamo, dove fu sepolto nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, anche se il suo corpo dopo la distruzione della chiesa e la sua dislocazione leggermente spostata non venne mai ritrovato.

In molte sue opere si legge l'influenza del Tintoretto, dei Bassano e del Veronese, specialmente nelle grandi opere in cui il gusto veneto è evidente, come in La Trinità e i Disciplini bianchi in Pietro apostolo di Alzano Lombardo. In quest'opera si rileva anche un realismo particolare che sconfina in un energico e acuto verismo dei quattro frati che inginocchiati osservano stupiti i simboli della Trinità. Il paesaggio su cui si svolge la scena e in cui si possono riconoscere luoghi di Alzano Lombardo richiama le ambientazioni del Moroni.