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Alessandro Tiarini

Alessandro Tiarini


Alessandro Tiarini (Bologna, 20 marzo 1577 – Bologna, 8 febbraio 1668) è stato un pittore italiano.

La sua formazione si svolse presso Prospero Fontana, influenzato successivamente dall'opera di Bartolomeo Cesi, nel 1599 fu a Firenze, dove realizzò gli affreschi con Storie di san Marco, per l'omonimo convento, con colori freddi e chiari. Tornato a Bologna si avvicinò alla scuola dei Carracci, accogliendone le nuove istanze naturalistiche, avvicinandosi specialmente all'opera di Ludovico Carracci.

Tra il 1613 e il 1614 dipinse per la chiesa di San Giovanni Battista a Crevalcore Cristo pone sul capo di Santa Caterina da Siena la corona di Spine. Del 1614 sono gli affreschi nella chiesa di San Michele in Bosco. Tra il 1614 e il 1618 realizzò per la chiesa di San Domenico il quadro con San Domenico che risuscita un bambino, con numerose figure di enormi dimensioni, di impostazione e illuminazione drammatica.

Durante gli anni seguenti intensificò questa tendenza inserendo le sue figure in composizioni scure e di impressionante gravità, come nella Deposizione di Cristo nel sepolcro, opera realizzata per la chiesa di Sant'Antonio del Collegio Montalto e ora alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e nel San Martino che fa risuscitare il figlio della vedova nella chiesa di Santo Stefano.

A contatto con gli ambienti pittorici di Parma, Venezia e Ferrara e soprattutto con la rilettura dell'opera del Correggio, schiarisce la tavolozza mentre le figure acquistano monumentalità e maggiore naturalezza; ne sono esempi le Nozze mistiche di santa Caterina della Galleria Estense di Modena, gli affreschi in Palazzo del Giardino e in Sant'Alessandro a Parma e Rinaldo e Armida del Musée des beaux-arts di Lilla.

Successivamente fu attivo a Reggio Emilia, eseguendo affreschi nella Basilica della Ghiara dei Servi di Maria, oltre a quadri per diverse chiese. È degna di nota la pala con La Santissima Trinità supplicata dalla Vergine, inizialmente posta nell'oratorio della Trinità, poi, in seguito alla distruzione dell'Oratorio, collocata nella chiesa di San Pietro.

Secondo Carlo Cesare Malvasia, si ritirò cedendo i propri pennelli ad Andrea Sirani, non riuscendo a tenere il passo di Guido Reni, allora tornato a Bologna da Roma.