Il complesso termale di via Terracina, portato alla luce nel 1939 durante la costruzione della Mostra d'Oltrenare, è situato all'incrocio tra l’antica via Puteolis-Neapolim ed una strada secondaria. L'edificio, articolato su più livelli, alimentato dall'acquedotto del Serino e costruito prevalentemente in opus vittatum e latericium, risale nel suo impianto originario alla prima metà del II sec. d.C.; ma subì nel corso del tempo molteplici interventi che ne hanno modificato l'organizzazione degli spazi. Sicuramente posteriori rispetto al nucleo originario sono: il corridoio d'ingresso, in epoca medievale adattato a cisterna, alcuni ambienti forse identificabili come tabernae, e la latrina. Quest’ultima, preceduta da un piccolo vano di disimpegno con volta a botte e resti della vaschetta per le abluzioni, doveva essere coperta da una semicupola e presentare pitture parietali, delle quali oggi non rimangono che poche tracce. Mal conservata è anche la decorazione del pavimento formata da un mosaico a tessere bianche e nere raffigurante due delfini natanti ed un animale marino fantastico. L'illuminazione vi era assicurata dalle cinque finestre che si aprivano nella parete semicircolare.
Lungo il perimetro dell'emiciclo corre, il canale di scolo delle acque, continuamente rifornito dalla cisterna attraverso condotti sotterranei, al di sopra del quale erano i sedili in pietra o marmo forati. In origine l'ingresso all'edificio termale si apriva direttamente sul vestibolo, in cui si conserva il mosaico figurato a tessere bianche e nere, raffigurante una nereide seduta sulla coda di un giovane tritone, circondata da due amorini e delfini, nonché tracce della zoccolatura e del rivestimento parietale a lastre di marmo.
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