La tradizione storica indica la chiesa madre di Soncino come la più antica Pieve della diocesi di Cremona. Pare risalga già all’inizio del V secolo ed inizialmente era legata al culto ariano. Eretta in Collegiata nell’828, la chiesa fu riedificata nel 1150 e ristrutturata nel 1280.
Tra fine ‘500 e primo ‘600, l’edificio fu rimaneggiato con allungamento del coro verso est e la costruzione a sud delle cappelle laterali. La chiesa venne coerentemente decorata dai manieristi cremonesi Giulio Calvi, detto il Coronaro, che affrescò la navata centrale (1585), e Uriele Gatti, che si occupò della controfacciata (1589). I lavori di rifacimento miravano ad allinearla alle mutate esigenze liturgiche maturate nel Concilio tridentino.
La facciata della chiesa, che è in mattoni faccia a vista, è tripartita da quattro lesene; è caratterizzata da tre ingressi, dei quali quello centrale è in pietra di Rezzato, e dal rosone centrale Opere di pregio conservate all'interno della chiesa, realizzato nel 1897, sono delle raffigurazioni dei santi Omobono, Carlo Borromeo, Martino e Paolo, la pala cinquecentesca che ha come soggetto la Trinità con Angeli e Santi, eseguita da Uriele Gatti, l'altare maggiore, costruito nel 1667 in marmi policromi da Bartolomeo Manari, un ex-voto del 1630 che rappresenta Santa Rosalia, realizzato da Gian Giacomo Pasini, la pala di Cesare Ceruti con la Madonna col Bambino in gloria ed i santi Giovanni Battista, Girolamo, Caterina d'Alessandria e Francesco, e la tela della Buona Morte, opera seicentesca di Angelo Massarotti.
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