La chiesa di Santa Giustina vanta origine antichissime, forse risalenti all'epoca longobarda. Nel 1581 la piccola chiesa campestre venne completamente ricostruita, essendo la vecchia costruzione crollata per troppa vetustà, su iniziativa dei fratelli Gian Giacomo e Gian Battista Dal Ferro, intenzionati a dotare di una cappella la vicina villa di proprietà fatta costruire pochi anni prima.
L'edificio di forma rettangolare e con tetto a capanna, è completato da una piccola abside semicircolare e da un campanile a vela in mattoni che si sviluppa sul lato destro della facciata; esso conserva una campanella realizzata dalla fonderia Colbacchini di Bassano del Grappa. I muri formati da ciottoli di torrente e cotto legati con malta, sono irrobustiti da contrafforti angolari aggiunti successivamente. Le pareti laterali sono movimentate esclusivamente da una coppia di finestre. La nuda facciata, intonacata, presenta centralmente il portale d'ingresso, dotato di cornice in pietra con architrave sagomato.
L'interno dell'edificio è strutturato in un'unica aula rettangolare (di metri 8,9 x 4,3), dal pavimento in cotto in larga parte originale, dal tetto a capriate lignee. Conserva un altare in pietra tenera e una interessante epigrafe romana databile tra il I secolo a.C. ed il I d.C., rinvenuta durante i lavori di costruzione del 1581, e murata all'interno dell'edificio sulla parete di sinistra; il testo dell'iscrizione recita: C(AIUS) CAMERIUS M(ARCI) F(ILIUS) / IIIIVIR / PONTIFEX / SIBI ET / TERENTIAE L(UCI) F(ILIAE) (traduzione: Caio Camerio figlio di Marco, quadrumviro e pontefice (costruí) per sé e per Terenzia figlia di Lucio). Le pareti dell'edificio conservano decorazioni a tempera del primo Seicento, molto deteriorate, attribuite al pittore e poeta rustico scledense Antonio Zambon.
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