Antonio Gai
Antonio Gai (Venezia, 3 maggio 1686 – Venezia, 4 giugno 1769) è stato uno scultore italiano. Artista diligente e raffinato, ha lasciato numerose opere a tema sacro e profano destinate a chiese e palazzi veneziani e a ville di terraferma.
Nacque nella parrocchia di San Michele da Fiorina e Francesco, modesto intagliatore. Come afferma il Temanza, si formò nella bottega di Ottavio Calderon, altro scultore in legno, già dal 1696-97. Era ancora apprendista nel 1710 quando sposò Lucia, tuttavia nel 1716 si autodefiniva "capo maestro".
Il Gai iniziò quindi la sua attività come intagliatore, ma di questo primo periodo non restano opere se si eccettuano degli "ornati d'intaglio" identificabili con le decorazioni di alcuni armadi della Biblioteca nazionale Marciana (anni 1720 e 1730).
Si avvicinò alla scultura in pietra solo nel 1720. Le prime opere di questo genere furono le statue e i vasi della demolita villa Dolfin di Carpenedo, andate disperse. Gai assunse la commissione quando era ancora qualificato come intagliatore (il Collegio degli scultori fu istituito solo nel 1724) e poté ultimare i lavori grazie a una deroga del priore dell'associazione Giuseppe Torretto. La prova per entrare ufficialmente nel Collegio fu sostenuta nel 1727.
All'inizio degli anni 1750 si occupò delle statue per l'altare maggiore della Basilica di San Marco, nonché di un lavello collocato nella sagrestia della stessa nel 1751. Poco dopo scolpì un pregevole San Marco per Santa Maria della Pietà, collocato ad una delle estremità dell'altare maggiore (dall'altra si colloca un San Pietro di Giovanni Marchiori).
Vanno citate inoltre la Fede e la Fortezza per la chiesa di San Vidal e i Santi Pietro e Paolo per la parrocchiale di Scaltenigo. Sul timpano della chiesa di Mira Vecchia si trova un San Carlo Borromeo (inizialmente stava davanti all'edificio), presso l'altare della Circoncisione di Sant'Antonio a Rovigo i Cherubini, nella parrocchiale di Dolo (ma un tempo in collezione privata) un bassorilievo con Cristo nell'orto e, infine, sulla Sant'Antonio Abate a Udine si collocano varie statue. Sono andati perduti i due Angeli di San Simeon Grande e la Fede di San Giovanni in Bragora.
Il Gai si occupò frattanto della committenza laica lavorando per numerosissime dimore patrizie, sia palazzi di città che ville di terraferma. Intorno alla metà del seguito realizzò le Quattro Stagioni per il giardino di palazzo Vecchia-Romanelli a Vicenza (attualmente nel parco Querini). Per villa Soderini a Nervesa scolpì con Giuseppe Torretto diverse opere ma di queste restano soltanto due vasi oggi conservati presso villa Sicher-Barnabò di Arcade.
La gran parte dei lavori si rintraccia però lungo la Riviera del Brenta, prevalentemente a Mira Vecchia, Fiesso d'Artico e soprattutto Stra, dove produsse opere per la nota villa Pisani, Villa Giovanelli a Noventa Padovana e, forse, per "La Barbariga". Per il palazzo Pisani di San Vidal (oggi conservatorio Benedetto Marcello) scolpì statue allegoriche; una sola è rimasta nell'ubicazione originaria, le altre quattro sono attualmente conservate al Walters Art Museum di Baltimora.
