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Jacopo da Verona

Jacopo da Verona


Jacopo da Verona (Verona, 1355 – dopo il 1443) è stato un pittore italiano.

Di Jacopo da Verona e della sua vita si hanno poche informazioni. La prima attestazione che ci è giunta circa Jacopo risale al 1388. Si tratta di un atto notarile che attesta un’investitura di terreni a favore di Jacopo, che vi viene definito “magistrum Jacopum pictorem condam domini Silvestri de S. Cecilia”. Da questa prima attestazione si comprende che è già indicato come pittore e che a quella data è residente nella Contrada di Santa Cecilia in Verona. Risulta inoltre essere figlio di Silvestro (già deceduto). In diverse altre attestazioni, come ad esempio l’estimo della Contrada del 1409, come anche in quelli successivi (del 1425 e del 1433) è sempre registrato a Santa Cecilia. Inoltre è possibile intuire che nel corso degli anni avesse aggiunto anche altre proprietà e dunque vantasse un certo grado di agiatezza. Gli estimi degli anni già citati, registrano Jacopo come possessore di somme importanti, seppur via via leggermente minori. Indubbio è lo status di autorevolezza raggiunto da Jacopo nella sua città d’origine all’inizio del XV secolo, confermato dalla sua presenza come teste in testamenti e contratti di terzi.

Unica opera certa di Jacopo da Verona è il ciclo di affreschi conservato nella Cappella Bovi, all'interno dell'odierno Oratorio di San Michele. La sua paternità è sicura per la presenza all'interno della cappella di una lapide dedicatoria, sulla quale è inciso, oltre il nome dell'artista, anche l'anno di realizzazione dei lavori, ovvero il 1397.

Oltre agli affreschi dell'Oratorio di San Michele sono state attribuite dalla critica a Jacopo da Verona altre opere pittoriche, situate principalmente in area veneta.

Un altro riferimento a Jacopo, come collaboratore di Altichiero da Zevio, viene segnalato nel 1958 nel catalogo della Mostra Da Altichiero a Pisanello, infatti viene attribuita a Jacopo una tavola con l’Epifania oggi a Brera.

Tra le opere attribuite a Jacopo da Verona la critica ha segnalato anche alcuni manoscritti miniati. Tra gli studiosi che hanno formulato proposte in tal senso i primi furono Mellini e Folena, che nel 1962 attribuirono al pittore la Bibbia istoriata padovana, gli Antifonari della Collegiata di Monselice, il De Principibus Carrariensibus, la Cronica de Carrariensibus e gli Antifonari estensi.

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