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Jacopino Scipioni

Jacopino Scipioni


Jacopino de' Scipioni, o Giacomo della famiglia Baschenis (Averara, 1470 – 1532), è stato un pittore italiano.

Appartenente alla famiglia Baschenis, nacque ad Averara o a Bergamo poco prima del 1470, figlio di magister Antonius de Baschenis de Averara pittore, e fratello di Battista pittore. Abbe inoltre un ulteriore fratello Bartolomeo dottore di medicina e Esteria, la sorella che era sposata con Giacomo de' Passeri di Suisio, un atto datato 1491 indica l'obbligo dei tre fratelli di versarle una dote di 190 lire imperiali.

Dopo la morte del padre, Jacopino continuò l'attività di famiglia con il fratello maggiore che risulta essere abitator Pergami nella bottega posta vicino alla chiesa di Sant'Agata, come indicato in un atto di locazione, e iniziando l'attività artistica nel 1491, risultano infatti entrambi autori dei perduti affreschi del 1492 sulla volta della sagrestia nuova di Santa Maria Maggiore, dove Giacomo dipinse le figure e Battista i vari ornamenti manifestando già la sua grande capacità. Del 1494 sono i dipinti per la Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie. Nel 1499 realizzò la sua prima opera da solo, poi perduta, per la chiesa di Santo Stefano. Realizzò una serie di decorazioni per la chiesa di Santa Agata.

Il ciclo degli affreschi rappresentanti Storie francescane, l'opera più importante del pittore, fu strappata nel 1865 per la riedificazione completa della chiesa. Conservata inizialmente in una collezione privata, acquisita poi dalla Provincia di Bergamo nel 2003, è esposta nel palazzo in via Torquato Tasso.

La pittura di Scipioni era considerata integralmente quattrocentesca e mostra una sobrietà accompagnata a una grande naturalezza di espressione. Essa piacque tanto che nel 1509 i disciplini della chiesa della Santissima Trinità gli commissionarono una copia identica a quella di Santa Maria delle Grazie, ma anche questa è perduta.

Lo Scipioni ebbe un ruolo rilevante nell'ambiente artistico per almeno una quarantina d'anni, uno degli ultimi a parlare il linguaggio tradizionale milanese, fino a che non arrivarono i nuovi pittori veneti che sovvertirono e cambiarono la rappresentazione artistica della bergamascaː Lorenzo Lotto, Giovanni Cariani, Andrea Previtali.