Skip to main content

Carlo Dolci

Carlo Dolci


Carlo Dolci (Firenze, 25 maggio 1616 – Firenze, 17 gennaio 1686) è stato un pittore italiano.

Dotato di grande tecnica, fu il maggior pittore fiorentino del Seicento e godette di fama straordinaria già in vita e fino all'Ottocento, quando il gusto per le sue edulcorate e oleografiche rappresentazioni religiose cominciò a declinare. Pittore soprattutto di figure isolate, fu un apprezzato ritrattista e uno dei più intensi interpreti del sacro in pittura.

Carlo Dolci nacque a mezzogiorno di giovedì 25 maggio 1616, quintogenito di Andrea, «molto onorato uomo» di professione sarto, e da Agnese Marinari, figlia del pittore Pietro e sorella di Gismondo e di Bartolomeo Marinari, entrambi pittori a loro volta. Suo padre morì nel 1620, lasciando la famiglia in gravi ristrettezze: fu così che Carlo, che aveva già appreso dal nonno materno e dal fratello maggiore le prime nozioni di pittura, «dando segno di genio», nel 1625 fu raccomandato dalla madre alla bottega di Jacopo Vignali, già allievo di Matteo Rosselli.

All'età di undici anni avrebbe dipinto «per la prima volta una testa di Gesù fanciullo: e poi un'altra di Gesù adulto coronata di spine: ed un San Giovannino, figura intiera: dopo il quale, sopra carta mesticata ritrasse Agnesa sua madre, che la portò a vedere nella stanza del maestro, ove fra altri gentiluomini si tratteneva bene spesso Pietro de' Medici, amicissimo dell'arte, e che operava in pittura; onde gli fece venire voglia di farsi fare da Carlino, che così per vezzi era da tutti chiamato, il proprio ritratto: e quello altresì di Antonio Landini, musico celebre, e suo amicissimo. Questi ritratti, insieme col pittore stesso, furono da Pietro de' Medici fatti vedere alla gloriosa memoria del Duca di Ghisa che allora si trovava nel palazzo Serenissimo, che il tutto osservò con gusto e con meraviglia insieme: poi con quella liberalità e bontà, che fu sua solita, si trasse di tasca tre belle doble, e le donò al fanciullo: e non contento di questo, lo condusse dal Serenissimo Granduca, che volle subito vederlo abbozzare due teste; e Io rimandò con un regalo di dieci piastre nuove».

Nulla si sa di queste opere: è stato invece segnalato nel mercato antiquario, fra i suoi primi dipinti, un San Francesco in contemplazione del Crocifisso, opera di religiosità intensa, nutrita della «pittura viscerale ed emotiva» del Vignali degli anni Venti.