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Bernardino Prudenti

Bernardino Prudenti


Bernardino Prudenti (Venezia, 1588 – Venezia, ottobre 1640) è stato un pittore italiano.

Malgrado le fonti testimonino la presenza di quadri di Prudenti in sedici chiese e molti palazzi pubblici, gran parte di queste realizzazioni risulta dispersa. Il limitato numero delle opere rimaste, il cattivo stato di conservazione e la scarsità di dati biografici, spesso travisati dagli studiosi, con il tempo determinarono il quasi totale oblio di Prudenti nel panorama artistico veneziano, nonostante l’apprezzamento dei contemporanei.

Nel 1631 fu chiamato dai provveditori alla Sanità a realizzare il telero per la celebrazione della fine della peste a Venezia. Esposto inizialmente in piazza S. Marco, il quadro venne però ultimato solo nel 1638 per essere collocato nella chiesa di S. Maria della Salute, dove si trova tuttora. Valutato 600 ducati da Sante Peranda, Tiberio Tinelli e Bernardo Strozzi, fu invece pagato al pittore dal governo marciano, con l’usuale ben nota parsimonia, soltanto 350 ducati.

Nel 1637 realizzò a Palazzo Ducale, per i XX savi del corpo del Senato, una Sacra famiglia (riconducibile alla Pala Giustinian di Veronese) con gli stemmi dei committenti Girolamo Michiel, Domenico Renier, Marco Antonio Tiepolo. Un anno dopo dipinse S. Antonio abate, s. Albano, il diacono Domenico e il suddiacono Orsolo per la chiesa di S. Martino a Burano, opera datata e firmata; forse contemporaneamente realizzò, per l’omonima confraternita e nella stessa chiesa, S. Martino, s. Rocco, s. Sebastiano, riferibile a Prudenti per ragioni stilistiche. Firmato, benché non datato, è invece il quadro che egli dipinse per la famiglia Rodolovich nella chiesa di S. Antonio a Polignano a Mare, in Puglia: Il martirio dei santi francescani a Nagasaki; per la stessa famiglia e nella stessa chiesa anche il Padovanino realizzò un quadro votivo, riproponendo un rapporto di collaborazione con Prudenti che si protrasse nel tempo, in particolare nell’esecuzione, a Venezia, dei cicli mariani di S. Chiara in Isola e di S. Maria Gloriosa dei Frari, oggi quasi totalmente perduti. Pittore prediletto dalle confraternite di mestiere e di devozione, Prudenti ebbe anche una committenza privata prestigiosa, come indica un ritratto, non più reperito, del doge Nicolò Donà, che sedette sul trono per soli trentacinque giorni, nel 1618.

È nota, inoltre, la sua attività di copista: per la chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio, a Venezia, dipinse un Cristo alla colonna tratto da Tiziano, che le fonti esaltarono come quadro di grande levatura e realizzato con ammirevole fedeltà al modello; ma va detto che il Cristo di Prudenti presenta pathos ed espressività tali da renderlo opera decisamente originale (Boschini, 1664, Dorsoduro, p. 40). Fu anche restauratore e lavorò sulle tele di Tintoretto nella chiesa di S. Cassiano, dove pure esistevano dei suoi quadri. L’opera conosciuta come Il dignitario orientale coronato di Düsseldorf, erroneamente identificato con Solimano, mostra come le sue capacità si esprimano al meglio nella dimensione intima del ritratto di dimensioni medio-piccole, piuttosto che nelle grandi pale. In queste Prudenti sembra riagganciarsi alla tradizione cinquecentesca veneta, in particolare a Tiziano e Veronese, pur manifestando un personale talento decorativo.

Gli ultimi documenti riguardanti Prudenti sono dell’aprile del 1640, quando fu eletto tra i revisori della Scuola del Carmelo; alla fine dello stesso mese pagò la tansa presso la Scuola dei pittori.

Nell’ottobre del 1640 Prudenti si ammalò e morì fuori Venezia, probabilmente in una sua casa di campagna.