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Antonio Cifrondi

Antonio Cifrondi


Antonio Cifrondi, citato anche come Antonio Zifrondi (Clusone, 11 giugno 1656 – Brescia, 30 ottobre 1730), è stato un pittore italiano.

Fu iniziato alle arti pittoriche da un locale artista, tale Dal Negro che però, a causa dei propri limiti, si rivelò inadeguato per la crescita del ragazzo. Il salto di qualità avvenne nel 1671 quando, grazie all'elargizione di una borsa di studio (erogata dalla fondazione Fanzago nei confronti di ragazzi appartenenti a famiglie povere), poté trasferirsi, poco più che quindicenne, a Bologna.

Nel capoluogo emiliano venne inserito nella rinomata scuola di Marcantonio Franceschini, nella quale ebbe modo di migliorarsi ed affinare le proprie tecniche pittoriche, specializzandosi nel manierismo. Dopo qualche anno maturò l'intenzione di viaggiare al fine di incrementare il proprio bagaglio di esperienza. Visitò Roma e Venezia, per poi, forse, recarsi a Parigi.

Accompagnato dal fratello Ventura, suo aiutante nonché aspirante pittore, sulla strada per raggiungere la capitale francese ebbe modo di passare qualche tempo nelle città di Torino, dove svolse alcune commesse delle quali non è rimasto nulla, e di Grenoble, nella quale -secondo alcune fonti- eseguì alcuni dipinti a sfondo religioso presso la Grande Chartreuse.

Una peculiarità del suo modus operandi era data dalla rapidità di esecuzione, resa possibile grazie alla naturalezza ed alla facilità con cui eseguiva le opere. Questa permise l'esecuzione di un gran numero di dipinti, sparsi nelle province di Bergamo e Brescia.

Le sue opere, improntate su uno stile definito come tardo barocco, spaziano tra il sacro ed il profano. Spesso all'interno dei suoi dipinti si possono trovare immagini di uomini anziani e di persone ritratte durante il lavoro, con la caratteristica principale di questi suoi personaggi è che nessuno di questi ride o sorride: le uniche eccezioni riguardano l'autore stesso nei suoi due autoritratti.

Le prime opere che documentano l'attività del Cifrondi risalgono all'anno 1689: si tratta di affreschi siti nel convento di San Bartolomeo, nella città di Bergamo, che con il tempo sono andati distrutti. Dell'anno successivo sono le opere più datate tuttora esistenti: la Fuga in Egitto ed il Transito di S. Giuseppe, collocate nella chiesa di Cerete.