L'abbazia di Santa Maria di Staffarda è uno dei grandi monumenti medioevali del Piemonte; conservata in gran parte nella sua integrità del momento di massima espansione. Costruita attendibilmente a partire dal quarto decennio del XII secolo su terreni donati, nei primi anni dello stesso secolo, dal marchese Manfredo I di Saluzzo ai monaci dell'Ordine cistercense per farne un centro di bonifica della campagna circostante.
La visita dell’abbazia consente di osservare elementi interessanti dell’architettura romanica della prima metà del XII secolo e gotica dei secoli XIII-XV, elementi delle trasformazioni di epoca moderna (compresi i contrafforti ad archi rampanti), edifici dell’attività agricola dal XVII secolo. La chiesa, che nella sostanza si manterrà in forme romaniche, offre poi tracce cospicue di arte del gotico internazionale e del rinascimento di cui Bruno Ciliento e Guido Gentile hanno delineato indirizzi salienti nelle complesse storie che hanno portato a curiosi reimpieghi e dispersioni, in particolare nei primi decenni del XIX secolo, all'epoca del re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia.
Gli edifici abbaziali presentano decorazioni scultoree ed a rilievo marmoreo (chiavi di volta, capitelli, cornici) dei secoli XII-XIV in particolare nel chiostro, nella chiesa e nella sala capitolare. La chiesa ha un endonartece trecentesco e superiormente una facciata rinascimentale con decorazioni prospettiche: all'interno si conservano significative testimonianze dell'arte tardo-gotica e rinascimentale, tra cui principalmente il pulpito tardogotico, una Crocifissione con san Giovanni e la Vergine scolpita in legno (c.ca 1530, originariamente sull'architrave del varco di accesso al coro), la grande macchina d'altare con i dipinti di Oddone Pascale eseguito intorno al 1531-1533 e sculture in legno policromate, l'altare cinquecentesco dell'abside sinistra, con ancona lignea del 1525, scolpita con eleganti candelabre rinascimentali dallo scultore Agostino Nigra di Cavallermaggiore.