Il museo contiene una collezione di reperti che Lombroso stesso aveva raccolto durante la propria carriera, per il progresso della sua “scienza”. Come forse saprete, l’approccio scientifico lombrosiano all’antropologia era particolare, smaccatamente positivista: convinto che tutto fosse misurabile, campionabile, e confrontabile con rigore scientifico (compresa la mente umana), e soprattutto che le caratteristiche fisiche degli individui avessero rapporti diretti con le loro peculiarità interne, Lombroso aveva misurato, registrato e catalogato, in ogni modo per lui possibile, una quantità innumerevole di individui, soprattutto criminali e internati in manicomi, con l’obiettivo di scoprirne pattern ricorrenti, segni comuni che potessero essere poi utilizzati per individuare quello che lui era convinto fosse il “tipo criminale”.
Ecco quindi che Lombroso arricchiva la propria collezione di ritratti; calchi in gesso dei volti o riproduzioni in cera; armi del delitto (soprattutto pugnali); misurazioni fisiche quali altezza, peso etc; riproduzioni della forma delle mani, o delle orecchie; vestiti; addirittura crani e parti anatomiche di sciagurati e balordi di ogni tipo, per poi catalogarli, ognuno secondo il proprio crimine: “uxoricida”, “stupratore”, “ladro”, “mattoide”, “corruttore” etc.
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