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Giuseppe Maggiolini

Giuseppe Maggiolini


Giuseppe Maggiolini (Parabiago, 13 novembre 1738 – Parabiago, 16 novembre 1814) è stato il principale ebanista, di corrente tardo-barocca e soprattutto neoclassica, italiano.

Nel 1765, Giuseppe Levati gli affidò la realizzazione di un canterano per Villa Litta, dimora del Marchese Pompeo Litta a Lainate (MI), su disegno dello stesso pittore: quando finì l'opera, la finezza del lavoro superava di gran lunga il progetto stesso. Successivamente collaborò alle decorazioni in occasione della festa di nozze dell'Arciduca Ferdinando d'Austria, figlio dell'Imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, con Maria Beatrice d'Este, iniziando così a lavorare per la corte asburgica. Infatti nel 1771 gli fu affidata la realizzazione dei pavimenti, del Palazzo di Corte in Milano, che era in fase di ristrutturazione per opera di Giuseppe Piermarini: fu proprio in questa occasione che conobbe l'architetto folignate ed altri artisti, tra i quali anche il pittore Andrea Appiani e l'architetto Giocondo Albertolli. Grazie a queste conoscenze, Maggiolini, nel 1780, chiamò il Piermarini stesso per la progettazione della facciata della chiesa dei SS. Gervasio e Protasio in Parabiago, e insieme l'Albertolli, per le decorazioni interne.

Ancora per i Sovrani austriaci lavorò, nel 1777, alle pavimentazioni, alle decorazioni ed al mobilio di arredo della Villa Reale di Monza. L'Arciduca stesso gli conferì il titolo di Intarsiatore della Corte Asburgica. Divenne famoso, ed il suo nome riecheggiò nelle varie corti europee.

Fu così che il nome di Maggiolini, venne legato alla decorazione ebanistiche di mobili, tra cui i più tipici sono: comodini, stipi, cofanetti e scatole-scrigno. Ormai famoso, lavorò per le maggiori famiglie milanesi e per la maggior parte delle corti europee, specializzandosi nella realizzazione di cassettoni, impiegando almeno 86 tipi di legni differenti: dalle Americhe gli arrivavano mogano ed ebano, da Como e Lecco, giungevano acero, agrifoglio, ulivo, bosso e biancospino; utilizzava solo i colori naturali, ad eccezione di verde, blu, celeste e rosa pallido, che otteneva tramite immersione delle tarsie di platano verde in soluzioni chimiche colorate a base di silicati, poiché non esistono legnami di tali cromie; invece per ottenere l'effetto ombreggiato, metteva le tessere d'intarsio nella sabbia rovente.

I suoi mobili, realizzati con pure linee geometriche, secondo il sobrio gusto neoclassico, vennero decorati ad intarsio, su cartoni forniti dai maggiori artisti dell'epoca, tra cui gli stessi Giuseppe Levati ed Andrea Appiani, con soggetti mitologici, allegorici o "alla cinese". Erano mobili di ogni genere: da camera, da sala, da gabinetto, ecc..