Skip to main content

Nicolò di Pietro

Nicolò di Pietro


Nicolò di Pietro, noto anche come Nicolò Paradiso (Verona?, XIV secolo – XV secolo), è stato un pittore italiano, di cui sia hanno notizie dal 1394 al 1430.

Il suo ruolo, già individuato da Roberto Longhi, fu quello di un caposcuola che, accanto a Jacobello del Fiore, innovò profondamente la cultura figurativa veneziana a cavallo tra il XIV ed il XV secolo.

Fu in contatto con il gotico bolognese di fine Trecento, in primis con Jacopo di Paolo, e fu partecipe della tendenza che, interpretando con arguta espressività e con un tipico iperdecorativismo il formulario bizantino di Paolo e Lorenzo Veneziano, incontrava il favore del gusto dei committenti.

Come nei lavori di Lorenzo, anche in Niccolò di Pietro vi era una pronunciata tendenza ad adattarsi alla pittura tardogotica; gli storici ritengono che questa famiglia sia stata il principale promotore dell'influenza gotica proveniente dal nord nell'arte veneziana. D'altra parte, si può vedere nelle opere di Nicolò anche un'influenza della scuola bolognese, che nel XIV secolo da maestri come Vitale da Bologna, Tommaso da Modena e Giovanni da Bologna, aveva iniziato lo sviluppo di una più realistica narrazione dei soggetti religiosi. A questo proposito, alcuni ricercatori ritengono che Niccolò di Pietro potrebbe essere un discepolo di Giovanni da Bologna, come si legge nelle ultime volontà del 23-24 ottobre 1389 di questi ultimo, in cui si cita un «Nicolao Suo disipulo» («il suo allievo Nicolò").

Inoltre, Nicolò di Pietro era un contemporaneo del famoso maestro Gentile da Fabriano, forse il migliore artista italiano del gotico internazionale; Gentile si trovava a Venezia nel 1408 per eseguire lavori nel Palazzo Ducale e i suoi modi raffinati non potevano non influenzare le successive opere di Nicolò. Ciò risulta provato da una duplice commissione di due dipinti su tavola di soggetto sacro nel 1408 da parte del mercante della seta Francesco Amadi (famiglia lucchese che dal 1314 si era trasferita a Venezia): la prima opera a Gentile da Fabriano; la seconda (un trittico) a Niccolò di Pietro. Delle due opere d'arte è stato proposto il riconoscimento e, in parte, la ricomposizione (Merkel, 2012).