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Domenico Fedeli

Domenico Fedeli


Domenico Fedeli, detto il Maggiotto (Venezia, 1712 – Venezia, 16 aprile 1794), è stato un pittore italiano.

Si formò nella bottega di Giovanni Battista Piazzetta dall'età di 10 anni, diventandone uno dei migliori allievi. Le opere comprese tra il 1730 e il 1750 rispecchiano l'espressione artistica del Piazzetta, sempre rappresentando figure, come il Ragazzo con il flauto (del 1745 a Ca' Rezzonico a Venezia). La plasticità delle forme e gli effetti del chiaroscuro sono gli elementi comuni e ricorrenti nelle opere di questo periodo.

Il 23 aprile 1738 sposò Elena Zuliani dalla quale ebbe i figli Francesco (che divenne anche lui pittore adottando il soprannome del padre come cognome) e Giuseppe Giovanni. La moglie morì il 16 giugno 1777. Dopo il 1754 si trasferì dalla zona di Santa Ternita alla parrocchia di San Giovanni in Bragora dove lui e il figlio Francesco erano iscritti alla Confraternita di San Giovanni Battista e dove risulta si sia sposato il figlio Giovanni. Per questa chiesa realizzò la tela (andata persa) La Vergine, l'Eterno, alcuni cherubini e due angeli e restaurò il Battesimo di Cristo di Cima da Conegliano. Questo intervento portò all'artista non poche critiche, anche se numerose furono le commissioni per il restauro di opere d'arte.

Dal 1750 entrò a far parte del Collegio dei pittori e dal 1756 divenne membro dell'Accademia veneziana di pittura e scultura, su invito del Tiepolo dove ricoprì cariche amministrative e fu anche maestro.

Alla morte del suo maestro, Maggiotto moralmente disorientato dalla perdita della guida artistica, sviluppa una tendenza che si traduce artisticamente in un eclettismo impersonale. Se nella pala di San Nicolò Vescovo, san Leonardo e il beato Arcangelo Canetoli (1754) per la chiesa di San Salvador, già abbozzato dal Piazzetta, ripete forzosamente le intonazioni del maestro invece sotto una certa influenza di Gaspare Diziani, realizza, in tonalità molto chiare la pala Gesù bambino appare a santi Urbano papa, Antonio e Francesco di Paola (1758-9) nella parrocchiale di San Bartolomeo a Valnogaredo e il Miracolo di san Spiridione per la veneziana Pietà; produce anche due delle Stazioni della Via Crucis, la III e la XII (1755), per Santa Maria del Giglio. Poco più tardi nell'Allegoria dell'accademia (1762-63 ca.), ora nelle Gallerie, rivela una tendenza più accademica con rilevanti influenze del gusto classicheggiante romano.

La sua vita artistica può quindi essere divisa in tre periodi distinti: quello giovanile alla scuola del Piazzetta, quello intermedio, durante la sua maturità, con l'incapacità di proseguire indipendentemente con una propria linea artistica, e il terzo, in età avanzata, con la ripresa dei modelli giovanili in chiave arcadica.