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Orazio De Ferrari

Orazio De Ferrari


Orazio De Ferrari (Voltri, 22 agosto 1606 – Genova, settembre 1657) è stato un pittore italiano fra i maggiori esponenti del barocco genovese.

Nacque a Voltri da genitori di umile estrazione, e qui divenne allievo del pittore voltrese Giovanni Andrea Ansaldo, fra i principali esponenti del manierismo genovese. Nonostante il suo cognome, che deriva probabilmente dall'attività di fabbro del nonno, non è imparentato con la famiglia del celebre Gregorio De Ferrari. Le sue prime opere eseguite attorno al 1630 nella bottega dell'Ansaldo, di cui sposò la nipote, sono il Martirio di san Sebastiano e la Madonna con Bambino, s. Gerolamo e s. Simone Stok per le chiese del suo paese natale, e le Nozze mistiche di s. Caterina per San Marco al Molo a Genova, ove si nota già come il pittore guardi al colorismo di Rubens.

Nelle opere successive al 1640 (Madonna e il Bambino, s. Pietro, s. Giovanni Evangelista e altri santi della parrocchiale di Loano, Ultima Cena nel refettorio del convento di Nostra Signora del Monte a Genova, Cenacolo della sacrestia di S. Siro) si nota il progressivo superamento del manierismo a favore di una struttura più chiara e di un maggiore naturalismo.

Le opere più rappresentative di questo periodo sono la Decollazione del Battista dell'Istituto degli orfani a Genova, la Lavanda dei piedi in San Francesco da Paola, S. Agostino che lava i piedi a Cristo dell'Accademia Ligustica, e le opere per l'oratorio di San Giacomo della Marina, la Vergine del Pilar appare a s. Giacomo e S. Giacomo consacra s. Pietro martire vescovo di Praga firmato e datato "Horat. s. Fer. s. F/1647".

Tra il 1651 e il 1652 fu chiamato nel Principato di Monaco dal principe Onorato II per realizzare una serie di affreschi nel Palazzo Grimaldi, quattordici lunette con le Storie di Ercole, e la Storia di Alessandro Magno, con i Segni dello zodiaco nella sala del trono.

Morì di peste con tutta la famiglia nel settembre del 1657 a Genova, mentre stava dipingendo il ciclo di tele del Santo Volto in San Bartolomeo degli Armeni.