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Orazio Gentileschi


Orazio Gentileschi (Pisa, 9 luglio 1563 – Londra, 11 settembre 1639) è stato un pittore italiano di ambito caravaggesco.

Orazio Gentileschi nacque a Pisa nel luglio del 1563; il padre era Giovan Battista Lomi, un artista fiorentino che si era trasferito a Pisa, da qui il suo firmarsi “fiorentino”. Il cognome Gentileschi era quello materno, mentre il cognome paterno era Lomi, cognome con il quale la figlia Artemisia, in un periodo della sua vita si firmerà. Orazio ebbe anche due fratelli più grandi, Baccio ed Aurelio, entrambi pittori.

Tra il 1587 e il 1588 lavorava nelle sale sistine della biblioteca vaticana e pare che attendesse a lavori da orafo realizzando, nel 1593, le medaglie di Clemente VIII. Sembra che il tirocinio di Orazio fosse molto lungo in effetti la sua pittura fu sempre molto lenta e metodica.

Al 1607 risale la raffigurazione de Santa Cecilia e i santi Tiburzio e Valeriano ora a Brera. Il momento rappresentato è quello del matrimonio di Cecilia con Valeriano a loro dunque appare un angelo che converte Valeriano e Tiburzio alla religione cristiana, l'angelo porta con sé una corona di fiori e la palma del martirio che preannuncia il sacrificio dei tre personaggi, il ricordo caravaggesco in quest'opera è fortissimo, infatti lo possiamo riscontrare nell'angelo con il suo modo di scendere dall'alto, con il suo manto bianco, con il drappo verde posto nella parte alta della tela e con la luminosità plastica utilizzata dal pittore. Realizza nel 1610 il Davide con la testa di Golia nella Galleria Spada a Roma.

Tra il 1609 e il 1610 sono documentati i suoi rapporti con il duca di Mantova per cui realizza una Madonna con Bambino (forse quella della Galleria Contini-Bonaccossi). Di quest'epoca sono anche i rapporti con il paesaggista Agostino Tassi con cui realizza gli affreschi della “Loggia di Montecavallo” (odierno palazzo Pallavicini Rospigliosi); i rapporti con il Tassi si concluderanno nel 1612 con il processo intentatogli per aver abusato della quindicenne Artemisia. Nel 1612 in effetti fu chiamato di nuovo al tribunale di Roma stavolta come testimone dell'accusa nei confronti del suo collega reo dello stupro della figlia, anche lei pittrice.