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Luca Giordano

Luca Giordano


Luca Giordano (Napoli, 18 ottobre 1634 – Napoli, 12 gennaio 1705) è stato un pittore italiano, attivo soprattutto a Napoli, Firenze, Madrid e Roma.

È conosciuto anche con il soprannome di "Luca Fapresto" ("Luca fai presto"), soprannome datogli mentre stava lavorando nella chiesa di Santa Maria del Pianto a Napoli, quando dipinse in soli due giorni le tele della crociera. Il soprannome era tuttavia dato anche per la sua sorprendente velocità nel copiare i grandi maestri del Cinquecento, tra cui Raffaello e Annibale Carracci, ma guardando anche a Giovanni Lanfranco e Pietro da Cortona.

Le prime opere (1653), un'incisione, Cristo e l'adultera ed una tavola Guarigione dello storpio, sono influenzate dall'opera dell'incisore, pittore e trattatista tedesco Albrecht Dürer, massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale, in cui confluivano le innovative istanze dell'arte italiana e quelle ormai consolidate della tradizione pittorica fiamminga. I lavori, prima menzionati, e le grandi tele (1654) Traditio clavium e L'incontro dei Santi Pietro e Paolo condotti al martirio di San Pietro ad Aram, risentono, invece, dell'opera di Ribera e dell'influenza neo-veneta di Mattia Preti del primo soggiorno a Napoli (1653-1660).

Si nota poi, che la pala con San Nicola del 1655 a Santa Brigida è costruita "sullo stile del grande Paolo Veronese" e risente del neo-venetismo barocco con soluzioni che ricalcano quanto proposto da Pietro da Cortona a Palazzo Barberini. In una delle tele di Santa Maria del Pianto, ordinate dal viceré Bracamonte come voto per la cessazione della peste del 1656, nella fattispecie il San Gennaro intercede presso la Vergine, Cristo e il Padre Eterno per la peste, è forte il riferimento agli affreschi delle Porte di Napoli di Mattia Preti.

Nelle sue opere, Luca Giordano, sembra, quindi, voler ripercorrere l'itinerario della pittura a Napoli nel primo periodo del secolo XVII, con l'interesse per il naturalismo post-caravaggesco, con la replica puntuale di Ribera, quando dalla fase vigorosamente naturalista passa a quella dell'impreziosimento cromatico e dell'intenerimento espressivo, con la disponibilità, tramite il contatto con i nuovi filoni veronesiani e correggeschi, a sperimentare, nella capitale del vicereame, le nuove tendenze barocche in pittura senza negarsi nei suoi lavori contributi di altre esperienze pittoriche.

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