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Giuseppe Tominz

Giuseppe Tominz


Giuseppe Tominz (Gorizia, 6 luglio 1790 – Gradiscutta, 24 aprile 1866) è stato un pittore italiano, di fama internazionale, considerato il massimo ritrattista di area goriziano-triestina dell'Ottocento.

Nato a Gorizia, figlio di Ivano Tominz un commerciante italiano in ferramenta, studiò in seminario e nel contempo apprese a dipingere con un pittore suo concittadino, Carlo Kebar. Restato orfano della madre Maria Anna Giacchini in giovanissima età, abbandonò la casa paterna dopo le seconde nozze di suo padre, nel 1803. Dopo aver errato per alcuni anni nei paesi e nelle borgate del goriziano guadagnandosi da vivere come ritrattista, nel 1808 fu notato dall'arciduchessa Marianna d'Austria, sorella dell'imperatore Francesco I che, riconosciuto il talento del giovane, l'anno successivo lo inviò a Roma a perfezionarsi presso la bottega di Domenico Conti Bazzani, artista mantovano che risiedeva da tempo nella città papale.

A Roma Tominz entrò in contatto con alcuni grandi pittori del tempo, come Francesco Hayez e Ingres ed apprese le tecniche dell'incisione da Bartolomeo Pinelli. Di questo periodo sono La venere e cupido, La lettrice e soprattutto uno Studio di apostolo che ottenne premi e riconoscimenti da parte del mondo accademico capitolino. Dopo il matrimonio con una cameriera romana e la nascita del primo figlio Augusto (1818), Tominz rientrò con la famiglia a Gorizia (1819), dove nascerà il secondogenito Raimondo (1822).

La notorietà acquisita a Roma permise a Tominz di ottenere, nella propria città natale, numerose e importanti commesse, sia da parte delle gerarchie ecclesiastiche locali che di quelle civili. Molto ammirate furono sia una sua pala d'altare per la cappella di San Carlo che quella per la cattedrale di Gorizia richiestegli entrambe dall'Arcivescovo. Fra i ritratti emergono quelli di note famiglie goriziane e due effigie dell'imperatore che dipinse per conto del Tribunale civico della sua città natale e per il Tribunale commerciale di Trieste.

Dopo il 1850, una progressiva diminuzione della vista fece perdere all'artista il rigore e le doti pittoriche di un tempo. Tominz si fece aiutare sempre più da suo figlio Augusto, anch'egli pittore, ma meno dotato di lui. I ritratti si fecero sempre meno espressivi, le committenze diminuirono e l'artista goriziano si vide costretto ad aprire uno studio fotografico per poter mantenere il tenore di vita cui era avvezzo.

Noto soprattutto come ritrattista, Giuseppe Tominz assorbì negli anni giovanili romani la lezione neoclassica, che successivamente si arricchì di suggestioni romantiche, ma che mai venne del tutto abbandonata dal pittore. Borghesi, nobili, alti prelati, funzionari ed artisti vollero farsi immortalare da lui. Fine psicologo, maestro nell'impiego della luce e nella tecnica del chiaroscuro, Tominz riusciva a mettere in evidenza, facendoli nitidamente emergere, i tratti salienti della personalità dei propri modelli. Il suo stile fu sobrio, soffuso da un equilibrio e una compostezza di gusto neoclassico.