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Giuseppe Arcimboldo

Giuseppe Arcimboldo


Giuseppe Arcimboldo (Milano, 5 aprile 1527 – Milano, 11 luglio 1593) è stato un pittore italiano del periodo manierista, noto soprattutto per le "Teste Composte", ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro, in una sorta di trompe-l'œil, oggetti o elementi dello stesso genere (prodotti ortofrutticoli, pesci, uccelli, libri, ecc.) collegati metaforicamente al soggetto rappresentato, in modo da sublimare il ritratto stesso.

Figlio di Biagio, pittore accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo e discendente da un ramo cadetto di un'aristocratica famiglia milanese, conti feudatari di Arcisate, gli Arcimboldi. Presso la bottega paterna Giuseppe iniziò la sua attività artistica verso il 1549, anno in cui lo sappiamo impegnato nel disegno di cartoni che dovevano servire per la costruzione delle Vetrate del Duomo di Milano. Tale impegno continuò negli anni successivi: gli vengono infatti attribuiti con sufficiente certezza i cartoni preparatori delle storie di Santa Caterina di Alessandria, realizzate nel 1556 da un mastro vetraio tedesco, Corrado Mochis di Colonia.

Nel 1556 lavorò nel duomo di Monza, con un monumentale affresco nel transetto, rappresentante l' Albero di Iesse, realizzato in collaborazione con Giuseppe Meda. Nel 1558 fu impegnato nell'esecuzione di un cartone per un arazzo nella cattedrale di Como.

La formazione milanese dell'Arcimboldo lo vide dunque interessarsi a "diverse bizzarrie", e sicuramente tra queste avranno avuto un posto di rilievo le caricature fisiognomiche rese celebri, come testimonia Giovanni Paolo Lomazzo, dal soggiorno milanese di Leonardo.

Le sue opere più celebri sono in effetti le otto tavole di contenute dimensioni raffiguranti, in forma di ritratto allegorico, le quattro stagioni (Primavera, Estate, Autunno e Inverno) e i quattro elementi della cosmologia aristotelica (Aria, Fuoco, Terra, Acqua). Le otto allegorie, in ognuna delle quali si ammira la cura lenticolare dei particolari di evidente ascendenza nordica e la varietà cromatica della sua brillante tavolozza, furono pensate per fronteggiarsi a coppie sulle pareti della residenza imperiale, ogni stagione rivolta ad un elemento, secondo quelle corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo care alla filosofia di Aristotele. Ad esempio Rodolfo II d'Asburgo è rappresentato nelle vesti del dio romano Vertumno, dio delle mutazioni stagionali. Il quadro simboleggia il ruolo dell'imperatore come sintesi del creato ed emblema dell'uomo microcosmo.

Arcimboldo non fu solo pittore di corte: alla sua cultura umanistica ed alla sua creatività l'imperatore si affidò anche per l'organizzazione delle mascherate, dei giochi e cortei fantastici che allietavano la vita cortigiana. Memorabili furono, sotto questo profilo, le nozze dell'arciduca Carlo II d'Austria con Maria Anna di Wittelsbach, nelle quali Arcimboldo ebbe un ruolo di grande inventore e regista dei fasti nuziali.

Sono 148 i disegni (raccolti nel cosiddetto Carnet di Rodolfo II conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe della Galleria degli Uffizi a Firenze) che testimoniano il solido impegno di Giuseppe come coreografo degli eventi ludici alla corte viennese. Essi rappresentano costumi fantastici per le dame ed i cavalieri, slitte con cigni o con sirene, le sfilate in corteo, bizzarre acconciature femminili ed altro ancora.