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Giulio Cesare Procaccini


Giulio Cesare Procaccini (Bologna, 1574 – Milano, 14 novembre 1625) è stato un pittore italiano.

Il padre, Ercole (1520-1595) ei suoi fratelli, Camillo (1555-1629) e Carlo Antonio (1571 - 1630), sono pittori, ma Giulio Cesare è il membro più illustre della sua famiglia di artisti.

Il Procaccini vive e lavora principalmente a Milano, dove la famiglia si stabilisce quando era ancora un bambino, anche se durante la sua vita l'artista lavorerà anche a Modena e a Genova. All'inizio della sua carriera Procaccini Giulio Cesare è principalmente uno scultore, ma dopo il 1600 si concentra unicamente sulla pittura diventando uno dei principali pittori a Milano.

Comincia a lavorare nel 1590 come aiuto-scultore nel cantiere del Duomo e poi anche per la facciata di Santa Maria presso San Celso, dove risulta nel 1595 come “pittore e scultore” e dove, fra il 1604 e il 1606, realizzerà due pale d’altare, La Pietà e il Martirio dei santi Nazario e Celso. Queste opere costituiscono la sua prima impresa pittorica, insieme alla Deposizione per la Chiesa dei Cappuccini ad Appenzell e alle prime commissioni pittoriche, come quella per 10 quadri nella Cappella dei Signori del Tribunale di Provvisione a Milano nel 1605, ricevuta insieme all'amico Cerano.

Dal 1611, il Procaccini comincia ad intensificare i suoi contatti con l’ambiente genovese e a ricevere le prime committenze di Giovanni Carlo Doria che fino al 1622 sarà il suo più importante collezionista. Nel 1619, insieme al fratello Camillo, lavora a Torino per i principi di casa Savoia, ma lo stile delle sue ultime opere, quelle dopo il 1620, perde la sua eleganza atmosferica, allontanandosi da quel tocco particolare che lo aveva contraddistinto fino a farlo diventare più scultoreo e manieristico come nel Caino che uccide Abele del 1623.

Insieme al Cerano e al Morazzone, firma il famoso Quadro delle tre mani (immagine sotto). L’ultimo suo quadro, l’Autoritratto del 1624, conservato a Brera, è un capolavoro di intensa e malinconica espressività che ne sigla nel modo più alto tutta l’opera. Muore a Milano il 14 Novembre 1625.