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Filippo Lippi


Fra Filippo di Tommaso Lippi (Firenze, 23 giugno 1406 – Spoleto, 9 ottobre 1469) è stato un pittore italiano.

Fu, con Beato Angelico e Domenico Veneziano, il principale pittore attivo a Firenze facente parte della generazione successiva a quella del Masaccio. Dopo un periodo iniziale, di stretta aderenza masaccesca, pur arricchita di spunti tratti dalla vita reale, come nelle opere coeve di Donatello e Luca della Robbia, Lippi si orientò gradualmente verso uno spettro più ampio di influenze, che comprendeva anche la pittura fiamminga.

In seguito il suo stile si sviluppò verso una predominanza della linea di contorno ritmica su tutti gli altri elementi, con figure snelle, in pose ricercate e dinamiche, su sfondi scorciati arditamente in profondità. Il suo stile, nell'età laurenziana, divenne predominante in area fiorentina, costituendo le basi su cui pittori come Botticelli cocrearono il proprio stile.

Filippo di Tommaso Lippi nacque a Firenze nel 1406 dal beccaio (macellaio) Tommaso di Lippo e da Antonia di ser Bindo Sernigi, che morì di parto. A due anni fu affidato, insieme al fratello Giovanni, a monna Lapaccia, sorella del padre. All'età di otto anni, nel 1414, venne messo insieme al fratello dai frati carmelitani del vicino convento del Carmine. L'8 giugno del 1421, Filippo prese i voti, mantenendo lo stesso nome di battesimo. Nel 1424 assisté alla decorazione, da parte di Masolino da Panicale e Masaccio, della cappella Brancacci, che ebbe un ruolo fondamentale nella sua vocazione artistica. Altri modelli su cui il ragazzo si formò furono le novità scultoree di Donatello, Luca della Robbia, Nanni di Banco e Brunelleschi.

Nel luglio 1424 fu a Pistoia e a Siena, mentre nell'agosto 1426 viaggiò a Prato. Nel 1430 i documenti del convento lo definiscono per la prima volta «dipintore». Del 1431 è l'affresco con Il conferimento della regola del Carmelo nel convento del Carmine, e la contemporanea Madonna Trivulzio, entrambe opere segnate dall'influenza della pittura plastica di Masaccio.

Forse nel 1432 lasciò il convento di Firenze per Padova: i successivi documenti che lo ricordano con certezza sono del 1434 quando il 1º luglio ricevette undici once di oltremarino per dipingere il Tabernacolo delle Reliquie nella Basilica del Santo a Padova. Varie fonti menzionano una serie di opere per Padova, tra cui, in collaborazione con Ansuino da Forlì, gli affreschi della cappella del Podestà, ma tutta la sua attività di questo periodo è andata perduta. Nella città patavina il Lippi entrò in contatto con la pittura fiamminga e con il colore veneto.

Di questi anni è anche un episodio raccontato dal Vasari: "E trovandosi nella Marca d'Ancona, diportandosi un giorno con certi amici suoi in una barchetta per mare, furono tutti insieme dalle fuste de' Mori, che per quei luoghi scorrevano, presi e menati in Barberia, essendo ciascuno di loro condotto alla catena in servitù e tenuto schiavo, dove stette con molto disagio per XVIII mesi. Ma advenne un giorno, che avendo egli molto in pratica il padrone, gli venne commodità e capriccio di dipignerlo; per il che preso un carbone spento del fuoco, con quello tutto intero lo ritrasse co' suoi abiti indosso alla moresca, in un muro bianco. Fu da gli altri schiavi detto questo al padrone, perché a tutti un miracolo pareva, non s'usando il disegno né la pittura in quelle parti, e ciò fu cagione di dargli premio e di liberarlo da la catena dove per tanto tempo era stato tenuto".