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Domenico Cresti

Domenico Cresti


Domenico Cresti, o Crespi, detto il Passignano (Passignano, gennaio 1559 – Firenze, 17 maggio 1638), è stato un pittore italiano.

Si formò artisticamente a Firenze con Giovanni Battista Naldini e Girolamo Macchietti, dai quali apprese le basi del disegno tipicamente toscano. Successivamente entrò nel gruppo dei collaboratori di Federico Zuccari, aiutando il maestro negli affreschi della cupola del Brunelleschi (conclusasi nel 1579) e seguendolo poi a Roma nel 1580, su chiamata di Gregorio XII, dove si dedicò allo studio delle opere classiche e dei "moderni" (in particolare i lavori di Raffaello e Michelangelo nei palazzi Vaticani).

La sua prima opera fiorentina pervenutaci sono gli affreschi nella cappella Salviati in San Marco (1589-91 circa), dove il gusto narrativo e la presenza di numerosi ritratti di personaggi contemporanei, cose tipicamente toscane, sono accentuati dal colore intenso e dalla presenza in primo piano di figure "ignude", derivate dall'esempio del Tintoretto, del tutto inedite in questa forma nel panorama artistico locale. Dopo aver partecipato anche alla decorazione dell'oratorio di San Pierino, si iscrisse all'Accademia delle Arti del Disegno (1589), dove fece presto carriera rivestendone varie cariche pubbliche.

Nel nuovo secolo si assiste a un aggiornamento del suo stile guardando ai nuovi pittori emergenti della scena fiorentina, in particolare le fluidità dell'Empoli e l'approfondimento del colore denso e fuso si stampo tizianesco del Cigoli. A quest'ultimo dovette guardare quando dipinse il Martirio di santo Stefano per Santo Spirito (entro il 1602).

Fu in questi anni che la sua fama si spanse ben oltre i confini toscani, ricevendo numerose commissioni, in particolare da Roma, a partire dalla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (1599), dove i migliori artisti fiorentini dell'epoca si dedicarono alla decorazione della cappella Mancini, subito ammirata e studiata dai circoli artistiti della città papale. Seguirono lavori per Santa Prisca a Roma, San Mercuriale a Forlì, la certosa di Pavia - tutte opere inviate dal suo atelier a Firenze -, e infine gli affreschi nell'abbazia di San Michele Arcangelo nel suo borgo natio di Passignano (1602), ai quali seguirono quelli nel Duomo di Pistoia.

Sempre nel 1602 l'artista ricevette l'incarico più prestigioso della sua carriera, quello di fornire una delle pale d'altare da porre nei pilastri sotto la cupola della basilica di San Pietro, su commissione di Clemente VIII, per la quale si trasferì a Roma a fine anno, non appena ebbe completato i suoi numerosi incarichi fiorentini. Della sua Crocifissione di san Pietro, assieme a quella del Cigoli la più apprezzata e pagata dal papa, restano oggi solo alcuni frammenti nel Museo Petriano, divorata dall'umidità come la maggior parte degli altri dipinti e sostituita da mosaici nel corso del XVIII secolo. L'incarico gli valse 1000 scudi e l'onorificenza di cavaliere di Cristo.

Esaurite tutte le commissioni romane tornò a Firenze nel 1616, dove lavorò a varie opere per la Santissima Annunziata, e per la Galleria di Casa Buonarroti (sua è l'opera più nota di quel ciclo, Michelangelo che mostra a Pio IV il modellino di San Pietro). Coi suoi numerosi allievi partecipò ai principali cantieri decorativi dell'epoca, quali la facciata del palazzo dell'Antella, il soffitto del Duomo di Livorno, la decorazione del palazzo del Lussemburgo a Parigi (per Maria de' Medici).