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Giuseppe Valadier

Giuseppe Valadier


Giuseppe Valadier (Roma, 14 aprile 1762 – Roma, 1º febbraio 1839) è stato un architetto, orafo e argentiere italiano, uno dei più importanti del periodo neoclassico.

Figlio dell'orafo Luigi Valadier, si dedicò allo studio dell'architettura in precocissima età: vinse a soli tredici anni il primo premio di seconda classe d'architettura al concorso Clementino del 1775 bandito dall'Accademia di San Luca, nelle cui scuole avrebbe più tardi insegnato architettura pratica. Alla morte del padre, dovette portare a termine e procedere alla fusione dell'attuale campanone della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Ebbe un'attività molto intensa e prolifica di opere e progetti. La sua opera più celebre è quella della sistemazione urbanistica di Piazza del Popolo, per la quale Valadier aveva redatto e pubblicato un progetto fin dal 1794 reduce dalla progettazione della preziosa residenza di Villa Pianciani a Spoleto dove già si leggono gli elementi che caratterizzano la moderna attenzione di Valadier per il rapporto degli spazi urbani e naturali. Il progetto definitivo, elaborato durante gli anni napoleonici, fu approvato nel 1816 e realizzato entro il 1822.

L'esperienza compiuta quale architetto municipale di prima classe durante il governo francese, generalmente associato al collega architetto e accademico Giuseppe Camporese, lasciò segni significativi di una ventata di moderna cultura urbana, seppure, secondo alcuni autori a volte legata ad un linguaggio palladiano più che neoclassico.

Non meno rilevante è il suo contributo alla definizione scientifica del moderno restauro, sperimentato nell'Arco di Tito (1819), col suo isolamento e la reintegrazione sintetica delle parti mancanti, nonché nell'intelligente soluzione di consolidamento di un'estremità tronca dell'anello esterno del Colosseo; Valadier si interessò anche del restauro del Ponte Milvio, al quale aggiunse la ben nota torretta (1805).

Nel settore dell'architettura sacra vanno ricordate l'aulica ricostruzione di antica magnificenza romana della cattedrale di Urbino (1789), la Chiesa dei Santi Pietro Paolo e Donato, parrocchia di Corridonia, l'elastica e fluente spazialità della Collegiata di Monte San Pietrangeli (1799-1830) nell'attuale provincia di Fermo, la cupola della Chiesa di Santa Maria del Suffragio all'Aquila (1805), l'ampliamento del Palazzo Vincenti Mareri e la cappella di Santa Caterina nella Cattedrale a Rieti e le più tarde e accademiche soluzioni progettuali della chiesa di Santa Cristina a Cesena (1822). A Roma si ricordano la facciata delle chiese di San Rocco all'Augusteo (1832), di schietta impronta palladiana, e la chiesa di San Pantaleo dall'ardita semplicità neoclassica.