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Francesco Borromini

Francesco Borromini


Francesco Borromini, nato Francesco Castelli (Bissone, 27 settembre 1599 – Roma, 3 agosto 1667), è stato un architetto italiano operante quasi esclusivamente a Roma, tra i principali esponenti dell'architettura barocca.

La concezione architettonica di Francesco Borromini rappresenta una netta antitesi della poetica universalistica dell'avversario Bernini. Borromini possedeva esclusivamente la tecnica architettonica, al contrario di Bernini che eccelleva in molteplici campi dell'arte, dalla scultura all'urbanistica; analogamente, Bernini era sicuro del prestigio proprio e delle sue opere, mentre Borromini tracciò disegni inquieti, febbrili, quasi insoddisfatti.

Filippo Baldinucci, il suo biografo, attesta che Francesco Borromini era un «uomo di grande e bello aspetto, di grosse e robuste membra, di forte animo e d'alti e nobili concetti. Fu sobrio nel cibarsi e visse castamente. Stimò molto l'arte sua, per amor della quale non perdonò a fatica». Custodiva i propri lavori con scrupoloso riguardo, sicché «non fu mai possibile il farlo disegnare a concorrenza di alcun altro artefice. Diceva che i disegni erano i suoi propri figliuoli e non voler che eglino andasser mendicando la lode per lo mondo, con pericolo di non averla, come talora vedeva a quei degli altri addivenire». Era talmente geloso delle proprie opere che, prima di morire, consegnò tutti i suoi disegni alle fiamme, in modo che i suoi nemici non potessero appropriarsene indebitamente.

Borromini, in ogni caso, denunciò un carattere inquieto, schivo, quasi ombroso: per tutta la sua carriera fu infestato dall'ombra del Bernini, che si attenuò solamente con l'avvento al pontificato di Innocenzo X, quando il suo competitore subì un'eclissi. Nel corso della sua esistenza Borrimini ebbe numerosi amici e consiglieri, tra i quali l'aristocratico emiliano Virgilio Spada, il papa Innocenzo X (del quale godette la protezione) e il marchese di Castel Rodriguez, al quale dedicò il suo libro Opus architectonicum; tuttavia, nei confronti dei più egli manifestò un animo «schivo e scontroso, trincerato nel chiuso di una bruciante interiorità».