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Antonio da Sangallo il Vecchio


Antonio Giamberti da Sangallo, detto il Vecchio per differenziarlo dal nipote Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze, 1455 – Firenze, 1534), è stato un architetto e scultore italiano, del Rinascimento, specialista nella progettazione di opere di fortificazione, tanto da essere considerato uno dei protagonisti delle innovazioni che caratterizzano la "fortificazione alla moderna".

Figlio di Francesco Giamberti, già legnaiuolo e architetto di Cosimo de' Medici, cominciò la sua attività imparando l'arte di famiglia dell'intagliare il legno insieme al fratello Giuliano da Sangallo alla scuola dello scultore Francione la cui bottega era specializzata nell'intaglio del legno e nell'intarsio, ma anche nei lavori di carpenteria dei cosiddetti "maestri d'ascia".

Tra i suoi lavori in legno viene ricordato il crocifisso per la basilica della Santissima Annunziata di Firenze eseguito nel 1482, con il fratello. Anche per l'attività di architetto iniziò collaborando, prima con la bottega del Francione e poi con il fratello maggiore Giuliano. Nel 1482 prese parte, insieme al maestro Francione, alla riattazione della fortificazione di Sarzana, iniziando ad operare in un settore, quello della "fortificazione alla moderna", che segnerà tutta la sua carriera e di cui, insieme con il fratello, sarà considerato tra i maggiori specialisti, ed uno dei più importanti innovatori. Infatti i due Sangallo furono impegnati sulla fine del secolo, in numerose opere di fortificazione decise dai Medici per rafforzare le difese territoriali di Firenze. La personalità che generalmente si ritiene più importante tra i due è quella del più famoso Giuliano, tuttavia per le opere di architettura militare è difficile distinguere gli apporti di Giuliano rispetto a quelli di Antonio, anche se una diffusa consuetudine attribuisce il disegno a Giuliano e la realizzazione ad Antonio, che invece operò anche autonomamente, completò, dopo la morte di Giuliano nel 1516, le opere iniziate insieme ed anche in seguito lasciò opere importanti come la Fortezza Vecchia di Livorno o le opere di difesa per l'assedio di Firenze del 1529. Nel 1488, con Giuliano, partecipò al rinnovamento del Coro ligneo della basilica di San Pietro a Perugia.

Antonio ebbe modo di essere partecipe di quel periodo dell'architettura rinascimentale che vedeva la conoscenza diretta delle architetture classiche divenire modello per la progettazione architettonica. La sua formazione fu dovuta al continuo contatto con il fratello, studioso dell'antico e autore di architetture che si pongono come archetipi dell'arte rinascimentale. Tuttavia nelle sue opere autonome sono stati rilevati elementi di autonoma rielaborazione che rendono molto interessante la sua figura di progettista. Antonio, rispetto a Giuliano, è maggiormente attratto dai richiami dell'architettura fiorentina del primo quattrocentesco. Inoltre, nonostante avesse dimostrato la conoscenza diretta dei resti archeologici romani (come la Basilica Emilia) e la capacità di utilizzare gli schemi così accuratamente studiati (anche precorrendo i tempi, come nel cortile della rocca di Civita Castellana) soprattutto dopo il ritorno in Toscana, dimostra una volontà di riutilizzare gli elementi architettonici classici, come frammenti e decorazioni da poter ricombinare e rielaborare liberamente, tanto da essere stato avvicinato alla sensibilità manierista ed in particolare ad alcuni elementi dell'architettura di Michelangelo.